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Bernard Tschumi

Bernard Tschumi

Nasce da una famiglia franco-svizzera. Si forma a Parigi e al Politecnico federale di Zurigo dove si laurea nel 1969. Dal 1970 al 1975 insegna all'Architectural Association di Londra; nel 1976 insegna all'Institute for Architecture and Urban Studies a New York, dal 1976 al 1980 insegna all'Università di Princeton e dal 1981 al 1983 insegna al Cooper Union.

A partire dal 1981 inizia ad esercitare la libera professione e nel 1982 vince il concorso per il Parc de la Villette di Parigi, dove nel 1983 apre lo studio Bernard Tschumi Architects. Nel 1988 apre lo studio di New York, diventa editore di "D" (Columbia Documents of Architecture and Theory), e membro del Collège international de philosophie. Dal 1988 al 2003 è preside della Graduate School of Architecture, Planning and Preservation alla Columbia University di New York. Nel 1998 insegna alla Scuola di Architettura di Normandia e nel 2004 viene nominato Direttore Generale per l'Esposizione Internazionale a Dugny, in Francia.

Vinse diversi concorsi (Parc de la Villette, Parigi, 1982; Studio Nazionale per l'Arte Contemporanea Le Fresnoy, Tourcoing, Francia, 1991; Scuola di Architettura, Marne-la-Valèe, Francia, 1994; Business Park, Chartres, Francia, 1995) e diversi premi tra cui l'Honor Award AIA New York, il Progressive Architecture Award per il Grand Prix National d'Architecture, Ministro francese della Cultura, 1996 e viene insignito della Legione d'Onore e dell'Ordre des Arts et Lettres.

Come Eisenman, era interessato a destabilizzare semplicistici assunti relativi al rapporto tra forma, funzione e significato, e i suoi risultati prendevano le distanze dall'idea di un contenuto più profondo, assumendo addirittura l'aspetto di caricature. Una terminologia di moda nel periodo, derivata dalla decostruzione filosofica. Il neoavanguardismo si dedicava al riciclo di immagini passate, ma raramente lottava per dar forma e ideali propri. La manipolazione del conosciuto fatta da lui, con il suo implicito manierismo, ricordava l'osservazione di Colin Rowe sull'ironica distanza del collage: "una tecnica per utilizzare le cose e, simultaneamente, non prestare loro fede". (Wikipedia)

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«È una felicità avere per mestiere la propria passione.» Sthendal